Ho riproposto il titolo dell'editoriale di maggio 2011 perché a distanza di un anno le cose non solo non sono migliorate ma per certi versi sono andate indietro. I discorsi sulla sicurezza, e tutto quanto ruota attorno, tardano a farsi strada. Si incomincia a fare dei distinguo, a valutare la sicurezza in termini economici e statistico temporali con discorsi del tipo:
- Se per metter in sicurezza un certo apparato spendo di più di quello che dovrei spendere se l'apparato andasse in avaria, allora non spendo (e i danni collaterali?)
- Se una certa avaria statisticamente è rara (ma chi stabilisce cosa significa?) non faccio niente per evitarla (anche qui, i danni collaterali?) Non vogliamo perorare la causa della sicurezza 100%, ma nello stesso tempo riteniamo di dover richiamare gli adddetti ai lavori al rispetto delle regole e delle metodologie di controllo, a costo anche di eliminare dal sistema manutenzione trasporti quelle realtà non adeguate e non aggiornate.
Troppe volte capita ancora di trovarsi di fronte ad officine di manutenzione che di officina hanno solo il nome e che si fregiano di qualificazioni da parte di clienti che non meritano sia per l'organizzazione che per la logistica. È capitato ad esempio dei vedere cambi automatici in attesa di revisione in mezzo ad un prato, oppure saldatori senza patentino al lavoro sotto una tettoia all'aperto e senza adeguati mezzi di protezione.
Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Le "calamità" recenti ormai sono passate nel dimenticatoio, da fastidio richiamarle in una discussione. La legislazione (quella italiana, perché altrove non è così') è lenta, farraginosa, lascia sempre scappatoie. E tutto questo perché, nonostante i passi in avanti fatti e diverse realtà oggettivamente valide, la manutenzione resta l'ultima ruota dl carro, l'importante è che costi poco, i capitolati di richiesta di attività manutentive (outsourcing, full service, global service) riportano sempre la frase "offerta economicamente più valida" il che si traduce in tariffe di mano d'opera scandalosamente basse e che non coprono i costi portando di conseguenza al taglio della qualità e dell'efficienza (leggi anche sicurezza).
Chi va a controllare tutto il resto? Chi si accerta che l'officina risponda effettivamente ai requisiti di efficacia e di efficienza? E soprattutto chi controlla che certe "qualificazioni" non siano dovute a fattori estranei all'attività manutentiva? Domande senza risposta, almeno per ora, con qualche timido spiraglio in campo ferroviario. Quello che come Aiman Trasporti (e operativamente attraverso anche l'azione di Mantra, associazione manutentori trasporto) ci sentiamo di fare è di continuare nell'opera "culturale" di informazione e formazione, a costo di essere additati come dei don Chisciotte, e nell'opera normativa che stiamo portando avanti sia in sede UNI sia in collaborazione con ANSF.
Un forte richiamo infine alle associazioni dei vari settori del trasporto (ANSF, ASSTRA, Federambiente eccetera) affinché comincino finalmente ad aiutare veramente la manutenzione in tutti i suoi aspetti compresa la formazione, con la consapevolezza che non si tratta di un "centro di costo" ma di un "centro di profitto" in quanto delegato a mantenere in efficienza i mezzi che sono destinati alla produzione e che non vanno solamente guidati ma mantenuti.