Attese di recupero rimandate alla seconda metà 2013

Ma conforta il flusso di ordini proveniente dall'estero

  • 27 Maggio 2013
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Nel contesto globale si consolida il miglioramento, mentre nel quadro interno si è accentuata l’incertezza e ciò rischia di prolungare la recessione. L’Italia è immersa nella caduta della domanda interna: i consumi inseguono, e provocano, la discesa del reddito famigliare; gli investimenti restano sospesi in attesa che si sciolgano i dubbi sulle prospettive; su entrambi si stringe la morsa della riduzione del credito. In assenza di una politica che indichi le priorità e la rotta, il rischio è che tutti gli attori stiano sulla difensiva e che il gioco per il Paese sia a somma negativa. Per sbloccare lo stallo occorrono scelte nette che iniettino liquidità nel sistema (pagamento arretrati PA), restituiscano competitività (giù il costo del lavoro, a iniziare dai giovani) e mettano in moto investimenti pubblici.

Dall’estero fluiscono nuovi ordini e ciò conforta le attese di recupero nella seconda metà del 2013.

L’anticipatore OCSE
L’attività industriale italiana è diminuita dello 0,2% in febbraio su gennaio (stime CSC). Tale dinamica è coerente con un più contenuto calo del PIL a inizio anno, dopo il -0,9% di fine 2012.

Gli indicatori congiunturali segnalano ancora debolezza dell’attività nei mesi prossimi. In febbraio nel manifatturiero si è accentuata la riduzione degli ordini totali, ma quelli esteri salgono. L’ISTAT ha rilevato tra le imprese manifatturiere un marginale miglioramento delle attese a 3 mesi di ordini e produzione.

L’indicatore anticipatore OCSE, migliorato per il quinto mese in gennaio (+0,11% da +0,10%), preannuncia una risalita del PIL non prima dell’estate.

Prospettive di ripresa per l’esportazione italiana
A gennaio le esportazioni italiane in volume sono cresciute dello 0,7% rispetto a dicembre; i mercati extra UE hanno guidato l’aumento (+2,8%). Prospettive positive vengono anche dai giudizi sugli ordini esteri delle imprese manifatturiere, che a febbraio hanno registrato il secondo aumento consecutivo.

Prosegue il calo dei consumi
Dall’inizio della crisi la spesa delle famiglie è calata meno del reddito disponibile, aprendo una forbice stimata dal CSC in 4,3 punti percentuali nel 4° trimestre 2012. Il peggioramento dei giudizi sul bilancio famigliare giustifica i timori di ulteriore caduta della spesa per chiudere il gap con il reddito.

Per alcuni beni la flessione dei volumi di spesa è stata molto maggiore di quella del reddito: acquisti di carburanti -9,6% annuo a gennaio, immatricolazioni di auto -13,3% annuo a febbraio. Dal 2007         -17,1% i carburanti e -49,6% le auto, rispetto al -9,9% reale del reddito. Sicuramente per tali beni hanno inciso l’alto prezzo del petrolio  e la bassa fiducia dei consumatori.

Il calo dell’occupazione
In gennaio l’occupazione è calata ulteriormente. È una rottura netta della tenuta dei posti di lavoro che si era avuta da metà 2010 a quasi tutto il 2012. Il tasso di disoccupazione è balzato all’11,7% della forza lavoro. Diminuisce il bacino di utilizzo della CIG; ma non si tratta di un miglioramento del quadro occupazionale, semmai di mancato reintegro dei cassintegrati.

La situazione del mercato del lavoro non migliorerà nel prossimo futuro. Le tendenze negative sull’occupazione nei mesi a venire sono confermate dalle attese rilevate presso le imprese.

Italia penalizzata nel credito
Si acuisce la stretta nel credito: a gennaio ancora in calo i prestiti alle imprese italiane mentre in Germania i prestiti sono cresciuti fino al luglio 2012. I tassi pagati dalle aziende rimangono troppo alti in Italia: per le PMI 4,4% a gennaio contro il 2,8% in Germania.

Le imprese italiane soffrono per carenza di fondi. A febbraio nel manifatturiero il 15,3% non ha ottenuto il credito richiesto e il 25,4% l’ha avuto con condizioni penalizzanti. Si assottiglia la liquidità disponibile nelle imprese.

Per ridurre il costo del credito la BCE può tagliare ancora il tasso ufficiale, fermo a 0,75% decisione che potrebbe essere presa in aprile.

 

Vittorio Dassi - Segretario Generale FNDI