La nostra terra sembra diventata improvvisamente piccola, non soltanto perché tra pochi anni gli esseri umani che la abiteranno saranno così numerosi da trovare difficoltà perfino a reperire un bene prezioso come l'acqua, ma anche perché le distanze si sono drasticamente ridotte. Intraprendere un viaggio verso gli Stati Uniti o il Giappone solo ottant'anni fa era un'impresa non priva di rischi che durava diverse settimane, roba da ricchi con tanto tempo e molto denaro a disposizione oppure da poveri con parecchia fame e viva disperazione. Oggi i mezzi di trasporto supertecnologici e potenti ci consentono di arrivare in ogni parte del mondo in meno di quarantotto ore, superando a novecento chilometri orari frontiere, catene montuose, deserti, oceani e condizioni atmosferiche avverse. Chi non si vuole prendere il disturbo di preparare i bagagli e salire su un aereo o su un treno può sempre viaggiare virtualmente, standosene comodamente seduto sulla poltrona di casa e ammirare nello schermo paesaggi e città lontane, ascoltandone i rumori e le musiche.
Il mondo sembra piccolo se non alziamo gli occhi dal nostro computer, dal giornale o dai documenti che abbiamo tra le mani; diventa addirittura insignificante se ci spostiamo sempre di fretta, guardando ciò che ci circonda senza vederlo e dimenticando che la realtà di tutti i giorni è ricca di avvenimenti e incontri sorprendenti ed entusiasmanti, dei quali spesso nemmeno ci accorgiamo. Tutto torna a essere sconfinato ed eccitante quando spalanchiamo gli occhi, e con spirito bambino iniziamo a guardarci intorno con curiosità, recuperando il senso della sorpresa e della meraviglia, non solo per i grandi avvenimenti, ma anche per quelli quotidiani come un sorriso o uno sguardo. Se vogliamo entrare in contatto pieno con il nostro tempo e le persone che vi transitano - siano essi clienti, colleghi o fornitori - anziché curiosare superficialmente possiamo coltivare l'interesse. Ecco quattro condizioni utili per vivere e lavorare in armonia con gli altri ottenendo ottimi risultati. Prima di tutto ricordarsi di non dare per scontata la difficoltà e l'ambivalenza della comunicazione, non renderla banale come se fosse una cosa normale ma vivere e dare valore al miracolo dell'incontrarsi e del capirsi.
Quando ci relazioniamo con una persona oltre a scambiarci vocaboli, pensieri ed emozioni, entriamo in contatto con il suo mondo, ci avventuriamo in un terreno complesso, in parte inesplorato e spesso sconosciuto addirittura a chi lo abita. Non dimentichiamoci che l'altro è differente da noi, ha una visione delle cose non sempre sovrapponibile alla nostra, probabilmente guarda la realtà attraverso le personalissime lenti del suo vissuto, delle sue conoscenze, dei suoi valori e delle sue convinzioni. Alleniamoci a essere flessibili, a metterci in discussione prendendo in considerazione il punto di vista del nostro interlocutore e sforzandoci di capire le sue ragioni. Il secondo fattore è legato alla nostra capacità di osservare l'altro in modo intenzionale, cogliendo le variabili verbali e non verbali, il grado di congruenza del messaggio, le parti che si contraddicono ma, soprattutto, comprendere come l'altro percepisce in quel momento la relazione con noi.
Spesso durante un incontro utilizziamo solo il canale uditivo, dimenticandoci che la maggior parte dei messaggi ci viene trasmessa con altre modalità. Se proviamo ad ascoltare l'altro, non solo con le orecchie ma anche con gli occhi, ci accorgiamo presto che il corpo del nostro interlocutore comunica continuamente e ci invia una quantità enorme di informazioni genuine e spontanee che possiamo incrociare con le parole che sta pronunciando. Abituiamoci a guardare attentamente i nostri clienti e collaboratori, le loro espressioni, gli sguardi, i gesti, le posture, a cogliere le sfumature nel tono di voce e i cambi di ritmo dell'eloquio, utilizziamo questa grande quantità di messaggi che ci inviano per meglio comprendere il significato della comunicazione. Il terzo elemento è sforzarsi di non dare immediatamente soluzioni alle problematiche che i nostri interlocutori ci sottopongono, ma stimolarli a proporre idee alternative per risolvere le difficoltà. Spesso la soluzione del problema è già dentro di loro e parlare con qualcuno che sa ascoltare davvero è il primo passo per trovarla.
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