Vi sarà sicuramente capitato di sentir dire che la crisi è in effetti una grande opportunità e probabilmente di aver pensato che questa singolare teoria sia un bel luogo comune o un discorso motivazionale per far colpo in un importante convegno.
Siamo portati a credere che al manifestarsi di un evento negativo che ci capita debbano corrispondere necessariamente delle conseguenze negative, ma l’esperienza ci insegna che spesso non è così.
E’ probabilmente capitato a molte persone di vivere un profondo disagio e rovinarsi la vita per mesi interi a causa di un evento molto negativo accaduto nel proprio lavoro, è curioso che spesso rileggendo quella situazione a distanza di anni ci si accorga che non solo quella situazione non è stata una catastrofe ma è stata la più grande fortuna che poteva capitare.
Siamo davvero sicuri che la vittoria della nostra squadra del cuore non abbia in se l’embrione delle prossime tre sconfitte? Crediamo possibile che una partita persa possa essere il preludio della vittoria del campionato?
La storia zen che vi propongo ci stimola una profonda riflessione su queste domande.
Un povero contadino cinese suscitava la gelosia dei più ricchi del paese perché possedeva uno straordinario cavallo bianco. Ogni volta che gli offrivano una fortuna per acquistare l’animale, il vecchietto rispondeva: “Questo cavallo è molto più di un animale per me, è un amico, non posso venderlo”.
Un giorno, il cavallo sparì. I vicini radunati davanti alla stalla vuota, diedero il loro parere: “Povero idiota, dovevi prevedere che ti avrebbero rubato quella bestia. Perché non l’hai venduta? Che sfortuna”.
Il contadino si mostrò più circospetto: “Non esageriamo”, disse, “Diciamo che il cavallo non si trova più nella stalla. È un dato di fatto.
Tutto il resto è solo una vostra valutazione. Come faccio a sapere se è una fortuna o una sfortuna? Noi conosciamo solo un frammento della storia. Chi può sapere cosa succederà?”.
La gente prese in giro il vecchio. Da molto tempo lo consideravano un sempliciotto. Quindici giorni dopo, il cavallo bianco tornò. Era semplicemente scappato in campagna e di ritorno dalla fuga aveva portato con sé una dozzina di cavalli selvaggi. I paesani si assembrarono di nuovo: “Avevi ragione, non era una sfortuna, ma una benedizione”.
“Io non la penserei così”, replicò il contadino. “Accontentiamoci di dire che il cavallo bianco è tornato; come si fa a sapere se è una fortuna o una sfortuna? E solo un episodio. Si può forse conoscere il contenuto di un libro leggendo solo una frase?”.
I paesani si allontanarono, convinti che il vecchio sragionasse. Ricevere dodici bei cavalli era inevitabilmente un dono del cielo. Chi poteva negarlo? il figlio del contadino iniziò a domare i cavalli selvaggi.
Uno di questi lo gettò a terra e lo calpestò. I paesani vennero ancora una volta a dare il loro parere: “Povero amico! Avevi ragione, questi cavalli selvaggi non ti hanno portato fortuna. Adesso il tuo unico figlio è storpio. Chi ti aiuterà dunque nella vecchiaia? Sei davvero da compatire”.
“Vedremo” ribatté il contadino, “non precipitiamo le cose. Mio figlio ha perso l’uso di una gamba, tutto qui. Chi può dire cosa ci riserverà questo? La vita si presenta a pezzettini, nessuno può predire il futuro”.
Qualche tempo dopo scoppiò la guerra e tutti i giovani del villaggio furono arruolati nell’esercito, tranne l’invalido. “Vecchio, avevi ragione” dissero i suoi compaesani, “tuo figlio non potrà camminare ma almeno resta con te, mentre i nostri figli vanno a farsi ammazzare”.
Vi prego”, rispose il contadino, “non giudicate così in fretta.
I vostri figli sono stati arruolati nell’esercito, il mio resta a casa, è tutto quello che possiamo dire. Dio solo sa se è un bene o un male”.
Questo racconto contiene l’importante insegnamento che nella vita e nel lavoro non ci sono situazioni del tutto buone o completamente cattive.
Quando siamo sopraffatti dalle difficoltà o dalla frustrazione facciamo fatica a vedere gli aspetti positivi mentre quando siamo in preda alla felicità non ci accorgiamo della potenziale situazione critica che si sta rapidamente avvicinando.
Dietro una situazione negativa può nascondersi un’opportunità di cambiamento positivo e naturalmente dietro ad una circostanza apparentemente positiva potrebbe nascondersi un problema che ci complicherà ulteriormente la vita.
Quale atteggiamo possiamo quindi mantenere nelle diverse situazione che ci troviamo ad affrontare nel quotidiano?
Non potendo prevedere sempre cosa accadrà nel nostro futuro vicino o lontano, invece di cadere in preda alla delusione e immaginare lo scenario peggiore, possiamo aspettare semplicemente fino a quando sarà possibile verificare le reali conseguenze dei fatti.
Esercitare un atteggiamento prudente ci aiuta ad essere maggiormente consapevoli dei potenziali rischi e delle eventuali opportunità che possono prendere forma all’orizzonte.
Questo non significa che non dobbiamo attivarci per risolvere un problema o non gioire nelle situazioni positive ma che dovremmo imparare a non farci una visione troppo precisa di ciò che va oltre il presente adottando un atteggiamento più sereno.
Interiorizzare che gli effetti di certe situazioni possono essere imprevedibili è un esercizio che non riguarda solo la nostra mente ma anche le nostre emozioni.
Ciò che stiamo vivendo nel presente, in un futuro anche molto vicino potrebbe prendere un cambiamento di direzione sorprendente.
Come il saggio contadino cinese possiamo esercitarci a vivere i momenti salienti della nostra vita pensando: “Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo?”.
Antonio Zanaboni
Trainer e Coach
coach.libra@gmail.com