Da sempre sentiamo parlare di marketing e ne abbiamo lette svariate definizioni.
La versione classica descrive il marketing come il ramo dell'economia che si occupa dello studio e descrizione di un mercato di riferimento, ed in generale dell'analisi dell'interazione del mercato e degli utenti di un'impresa (il termine deriva dal verbo inglese to market e si può tradurre letteralmente come piazzare sul mercato). Una definizione più originale è stata coniata dal un noto umorista, Walter Fontana che lo definisce l’apostrofo rosa tra le parole “quant’è”.
Possiamo anche pensare al marketing come l'arte di vendere i nostri prodotti, servizi o idee. In sostanza si tratta di promuovere soluzioni per il soddisfacimento dei bisogni delle persone, delle aziende o in senso lato della società.
Chi fa impresa sa quanto è importante dedicare una parte importante dei propri sforzi e risorse per rendere il proprio brand attrattivo e mettere in comunicazione la propria azienda e i suoi prodotti con i potenziali compratori al fine di trasformarli in acquirenti fedeli e tifosi della nostro marchio.
Per la nostra azienda chi sono i clienti più importanti ai quali riservare massicce campagne di marketing?
La priorità andrebbe data a tutte quelle persone che la fanno funzionare con il loro lavoro quotidiano, ovvero i nostri collaboratori.
In sostanza si tratta di promuovere delle azioni di marketing interno per far sì che il nostro dipendente diventi il primo ambasciatore dell’azienda, ponendosi in modo credibile agli interlocutori esterni, diventando garanzia di qualità dei prodotti e servizi perchè affascinato dalle soluzioni prodotte e stimolato a prendersi cura dei clienti.
Le persone che lavorano per noi possono svolgere il molteplice ruolo di dipendente, cliente e fornitore.
Come possiamo raggiungere l’obiettivo tanto ambizioso di trasformare i nostri collaboratori in apostoli della nostra azienda?
La prima risposta è trattarli come i nostri migliori clienti lavorando sulla loro customer satisfaction, studiando i loro bisogni, integrandoli con quelli dell'organizzazione, per trarne un vantaggio vicendevole.
Nelle grandi aziende gli esempi più interessanti che ho potuto osservare sono l’apertura di asili riservati a figli o nipoti, la realizzazione di una piccola palestra interna alla quale poter accedere senza limiti di orario, la possibilità di ritirare la cena take away nella mensa aziendale alla fine della giornata di lavoro, l’organizzazione di corsi di yoga e ginnastica posturale in pausa pranzo.
Nella realizzazione di tali iniziative occorre fare i conti con le dimensioni dell’azienda e con il budget disponibile ma un pizzico di creatività può aiutarci a dimensionare un progetto sostenibile e motivante.
Se vengono soddisfatte le necessità dei nostri clienti interni si riesce a dar loro maggiori motivazione nel raggiungimento dei risultati assegnati.
Il marketing interno, per sua natura, ha l'obiettivo non solo di valorizzare le risorse dell’azienda ma anche di attrarre e trattenere i migliori talenti disponibili sul mercato.
Una altro aspetto importante è valorizzare e dare visibilità a coloro che contribuiscono al successo, producono risultati concreti, coltivano e alimentano lo spirito di appartenenza.
Si creano strategie per vendere ai dipendenti e ai collaboratori anche occasionali l’idea vincente dei prodotti o servizi che vengono erogati (se non sono disposti loro a comprarli come potrà farlo un cliente esterno?) ma anche di renderli orgogliosi del loro lavoro.
Indipendentemente dalla mansione che svolge, ogni persona impegnata nel processo produttivo ha la visione di far parte di una meravigliosa avventura collettiva ed è disposto a spendere le sue migliori energie per portarla a termine con successo.
Lo sforzo di tutti è indirizzato a dare un fattivo contributo per coniugare la soddisfazione del cliente finale con il successo l’impresa e con il proprio benessere personale.
L’esercizio non certo semplice è quello di immaginare la nostra società come un triangolo equilatero che ha per lati il cliente, l’azienda, il collaboratore. Se uno di questi tre lati si allunga a discapito degli altri la forma si perde e l’intera impresa si avventura su una rotta molto pericolosa.
Se ad esempio eccediamo nel perseguire l’obiettivo del profitto aziendale (per esempio riducendo eccessivamente i costi) avremo azionisti felici ma in breve ci troveremo con clienti e collaboratori scontenti se non addirittura arrabbiati.
Se ci orientiamo eccessivamente al beneficio del cliente (ad esempio con campagne sconto smisurate) avremo certamente un acquirente felice ma rischiamo di compromettere il bilancio aziendale.
Se puntiamo troppo sui collaboratori (con eccesso di benefit o eccessivo buonismo) avremo dipendenti affezionati ma conto economico e consumatori insoddisfatti.
Attraverso il Marketing Interno possiamo coltivare l'ambizione di raggiungere la valorizzazione del capitale umano, sviluppando una comunicazione interna efficace e attrattiva che non si limiti ad un mero scambio di mail riguardanti la soluzione dei problemi, lo svolgimento dell’attività routinaria o la trasmissione di procedure e normative.
Anche la formazione riveste un ruolo di primo piano, non solo quella tecnica e obbligatoria ma anche quella comportamentale e manageriale con il coinvolgendolo in attività teamworking.
Responsabilizziamo le risorse in modo che si identifichino nei progetti aziendali al fine di essere motivati a dare quel “qualcosa in più” perché considerano il successo dell’azienda come il loro successo.
Il padre del marketing moderno Philip Kotler, identifica il marketing interno come una delle 4 anime del marketing olistico, la altre tre sono quello relazionale, quello integrato e quello socialmente responsabile.
Per approcciare al marketing 3.0 bisogna quindi pensare ad una strategia d’immagine aziendale a 360°, molto diversa da quella ormai antica del proporre al cliente un semplice prodotto e una filosofia di brand.
“Proponetevi ai vostri clienti così come vorreste che si proponessero a voi.” Philip Kotler
Antonio Zanaboni
Trainer e Coach
coach.libra@gmail.com