Continua a registrare risultati record il saldo della bilancia commerciale italiana sui mercati esteri: nei primi dieci mesi del 2013 sfiora infatti il tetto dei 24 miliardi di euro, in crescita di ben 18 miliardi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed in netta controtendenza rispetto al 2011, quando il disavanzo aveva raggiunto i 25 miliardi di euro.
«I risultati positivi ottenuti in termini di surplus, da un lato, evidenziano il dinamismo delle nostre esportazioni, dall’altro sono frutto in parte anche del calo delle importazioni di prodotti nel nostro Paese»,ha affermato Gaetano Fausto Esposito,Segretario Generale di Assocamerestero, commentando i recenti dati Istat sul commercio estero. «Tuttavia, in un momento in cui si iniziano a scorgere timidi segnali di ripresa, pare che si stiano lentamente ricostituendo le scorte e quindi la riduzione delle importazioni potrebbe subire una battuta d’arresto. Questo significa che in prospettiva nei prossimi mesi potrebbe essere difficile mantenere questo ritmo di incremento del surplus».
Rispetto ai principali competitor, l’Italia mantiene una performance in linea con quella della Germania (+0,1% su base annua, contro il -0,6%) e superiore a quella dei cugini francesi, che sembrano perdere terreno sul fronte estero (-1,6%).
In termini di incremento delle vendite, i mercati extra-UE continuano a dare un contributo positivo, sebbene i dati destagionalizzati relativi all’ultimo trimestre segnalino una leggera flessione (-0,6%).
«Iniziamo a risentire, soprattutto sulle nostre produzioni, di un valore dell’euro troppo alto. Fino ad oggi, le imprese hanno fatto fronte alla situazione limando i margini di prezzo, come però hanno cessato di ricorrere a questa strategia, vediamo subito i contraccolpi”, conclude Esposito».
Le imprese estere in Italia
Le imprese a controllo estero residenti in Italia sono 13.527 e occupano quasi 1,2 milioni di addetti nel 2011. Al netto delle attività finanziarie e assicurative, queste imprese realizzano in Italia un fatturato di 493 miliardi di euro e un valore aggiunto di 96,6 miliardi.
Rispetto al 2010, si riduce il numero delle affiliate estere (-1,6%) mentre gli addetti registrano un lieve aumento (+1,1%). Fatturato (+5,3%) e valore aggiunto (+3,3%) sono in crescita anche per effetto di alcune importanti acquisizioni da parte di investitori esteri.
Le multinazionali estere contribuiscono ai principali aggregati economici nazionali dell'industria e dei servizi con il 7,1% degli addetti, il 16,4% del fatturato e il 13,4% del valore aggiunto. Il contributo di queste imprese alla spesa privata in ricerca e sviluppo in Italia è molto rilevante (24,2%).
Il costo unitario del lavoro è più alto per le imprese multinazionali estere in Italia rispetto a quello sostenuto dalle imprese a controllo nazionale (+45%, quasi 46 mila euro contro quasi 32 mila). Le multinazionali estere contribuiscono a un quarto delle esportazioni nazionali (25,3%) mentre il loro apporto sugli acquisti dai mercati internazionali è del 44,5%.
L'incidenza degli scambi intra-gruppo (intra-firm trade) sull'interscambio complessivo è pari al 43,2% per le esportazioni e al 56,7% per le importazioni.
Gli Stati Uniti sono il paese con il maggiore numero di imprese e di addetti a controllo estero in Italia (2.250 imprese con oltre 268 mila addetti).
Infine, il 41,6% delle grandi e medie imprese industriali e il 34,9% di quelle dei servizi dichiarano di beneficiare di trasferimenti intra-gruppo di conoscenze scientifiche e tecnologiche.
Fonte: Assocamerestero.it