1. Ing. Guzzoni, ci racconta la storia di Teseo Srl? Io non mi sono mai considerato un industriale, bensì il piccolo imprenditore di un’impresa famigliare. La mia impresa è nata “in cantina” a Manerbio, avevo un solo operaio poi, pian piano, siamo cresciuti e siamo arrivati a questi livelli. La mia caratteristica principale è che ho sempre avuto il tarlo di progettare le cose – per certi versi questo è un limite perché un imprenditore non dovrebbe progettare. Ma ho sempre pensato che l’importante è avere una bella idea e saperla vendere bene. Il prodotto non è sufficiente. Bisogna dotarsi di un’organizzazione impostata in modo corretto. 2. Da dove è nato il nome “Teseo”? A volte si fa l’errore di dare un nome pesante che poi bisogna trascinarsi dietro. Quindi cercavo un nome che fosse semplice e pronunciabile facilmente anche dagli operatori esteri. Teseo è un nome corto, simpatico e richiama nella memoria la leggenda di Teseo e del filo di Arianna. Ed inoltre il primo nostro prodotto è un carrello che porta aria compressa e viene trascinato e ricondotto alla posizione di partenza da un cordino, così come Teseo uscì dal labirinto di Cnosso grazie al filo datogli da Arianna. 3. Avete cinque filiali all’estero: Teseo Iberica, Teseo Nederland, Teseo UK, Teseo Deutschland e Teseo Canada. Com’è il rapporto con loro e quale supporto forniscono nella distribuzione a livello globale? Sono nate quando eravamo piccoli e abbiamo capito che il mercato italiano non era sufficiente per le nostre intenzioni di crescita. Abbiamo conosciuto dei giovani spagnoli con i quali abbiamo subito stretto amicizia. Tuttora non sono solo nostri partner, ma anche nostri grandi amici. Con loro è iniziata la nostra avventura all’estero e da allora circa ogni due anni è nata una nuova filiale. È perché è indispensabile avere un magazzino all’estero. Ovviamente dapprima hanno rappresentato un grosso costo, ma è impagabile avere dei venditori all’estero che hanno alle spalle un magazzino in loco. L’ultima nata è Teseo Canada, costituita due mesi fa con un contratto di franchising in esclusiva con un canadese che si è “innamorato” del nostro prodotto. 4. Recentemente avete preso parte all’Hannover Messe e avete presentato in anteprima assoluta un innovativo generatore eolico. Ci racconti di cosa si tratta e quali sono le novità più importanti. Il nostro generatore eolico è costituito da un compressore d’aria montato in cima ad un palo di circa 10 metri mosso da una turbina eolica. L’aria viene portata a terra mediante un tubo per essere immagazzinata in serbatoi. Dico con molta enfasi che l’aria compressa è energia. Quasi nessuno se ne rende conto. È energia sotto forma di aria chiusa in un serbatoio. Inoltre, è possibile stoccare questa energia ed utilizzarla al bisogno. Ciò che è interessante nella nostra macchina è che forniamo energia pulita perché l’aria compressa viene trasformata dal vento. 5. Dove è possibile utilizzare questo generatore? Ci sono mille applicazioni possibili. Nel food & beverage, per esempio. Ho più di un cliente che produce macchine per brioches e dolci vari, e necessitano di staccare queste brioches aelle forme sui plateaux e lo fanno con dei getti di aria compressa. Un altro cliente crea formature di yacht di lusso e ha bisogno dell’aria compressa per creare il vuoto perché forma lo scafo di queste barche. Ancora, l’aria compressa viene utilizzata per tenere gli orologi prodotti da un’altra ditta tramite una piccola aspirazione. I settori dell’elettronica, della meccanica di precisione, della robotica, dell’automazione industriale con linee di presa e con l’aspirazione possono beneficiare dell’aria compressa. Ma non solo nel mondo industriale: anche le pompe dei meccanici sfruttano l’aria compressa, così come l’idrogetto per la pulizia delle auto. Addirittura recentemente sono venuto a conoscenza del fatto che l’aria compressa viene utilizzata in applicazioni estremamente ludiche come il kitesurf. Serve, infatti, per mantenere rigida la struttura principale del kite (una sorta di acquilone/paracadute). 6. In cosa consiste il “lungo viaggio dell’energia”? Un kilowattora costa poco, circa 0,15 Euro non spaventa nessuno. Ma traduciamo questo kilowattora in quantità di gasolio che la centrale elettrica ha consumato per produrlo: si tratta di circa 0,2 L. Ciò vuol dire che in un anno la centrale elettrica brucia più di due tonnellate di gasolio in un anno per un singolo kilowattora e ha emesso nell’atmosfera più di 5 tonnellate di CO2. Quando qualcuno prende in considerazione dei piccoli compressori, pensa di inquinare poco, invece bisogna tenere a mente questi conti. Prendiamo un barile di petrolio – ha in sé una grandissima quantità di energia perché poi noi lo trasformiamo per muovere le automobili, per la corrente elettrica e in aria compressa. Quando viene estratto un barile di petrolio e lo pompa nell’oleodotto, non dobbiamo dimenticare che questi consumano energia. Il barile arriva al petroliere e viene caricato insieme ad altri milioni di barili. Ovviamente si consuma di nuovo energia (gasolio) per portare il petrolio alla raffineria che lo fa diventare cherosene, benzina ecc. Tutti questi passaggi sono perdite. Non esistono passaggi di energia con un rendimento del 100%. La centrale lo trasforma in energia elettrica che passa al trasformatore, arriva all’elettrodotto che fa altre migliaia di km e arriva ai destinatari. Io utilizzo l’energia nel mio compressore elettrico e, alla fine di questo viaggio, ho nel mio serbatoio un po’ di energia. Dal barile iniziale, quanta energia ho a disposizione nel mio serbatoio, sotto forma di aria compressa? Non più di un litro. Dov’è tutto l’altro petrolio? Lo possiamo visualizzare come una lunga striscia persa lungo la strada dal momento dell’estrazione a quello dell’utilizzo finale. Dobbiamo utilizzare le energie rinnovabili. È l’unica soluzione disponibile. Alcuni non vogliono utilizzare l’energia eolica perché sostengono che inquini il paesaggio, che le pale facciano troppo rumore e che, addirittura, uccidano gli uccelli. D’altro canto tutti vogliono che le macchine che producono energia siano a zero emissioni CO2, zero rumore e zero energia da petrolio. Ma questo tipo di macchina può solo, necessariamente, produrre zero energia. Questa è l’equazione dell’energia. Bisogna rinunciare a qualcosa. 7. Nella sede principale di Desenzano, disponete di un importante magazzino. Qual è il vostro approccio nella sua gestione? Dobbiamo avere un magazzino molto corposo perché nell’economia moderna i clienti non vogliono aspettare. Tutti vogliono tutto subito. Questo ci ha portato a dei benefici, come Internet, ma hanno avuto delle ripercussioni sulla gestione dei magazzini. 8. Le vostre reti modulari sono utilizzabili in svariati settori. Vuole raccontarci quali sono le applicazioni in cui sono state sfruttate? Abbiamo cominciato con le macchine tessili, poi abbiamo deciso di rivolgerci anche ad altri settori con il proddo H.B.S. e, da quel momento, posso dire che le nostre tubazioni sono state utilizzate e sono utilizzabili in un numero infinito di applicazioni. Calcoli che abbiamo venduto 5.000 km di tubazioni in tutto il mondo. Il tubo è nato da una mia intuizione maturata nell’ambiente tessile dove avevo colto la necessità di aria pulita. 9. Le soluzioni customizzate rappresentano sempre un “plus” fondamentale. Sul vostro sito web date la possibilità al cliente di creare online il proprio tubo flessibile. Ce ne vuole parlare? Sì, si tratta di prodotti speciali, come i collettori a bordo delle presse per stampaggio plastica o alluminio pressofuso. C’è bisogno di questi collettori dove entra l’aria o l’acqua da una parte e poi ci sono tante uscite con dei rubinetti che vanno a raffreddare lo stampo in vari punti. Ogni cliente ha le sue esigenze e noi diamo questo servizio sul sito per permettere ad ogni progettista di seguire il disegno voce per voce, così sa con precisione di quali componenti ha bisogno e il relativo costo. 10. Qual è la sua riflessione sulla crisi in corso? Mi sono accorto che se c’è un settore che ha sofferto maggiormente di questa crisi, è quello della gran distribuzione. I distributori si sono trovati con le aziende che fornivano bloccate e, di conseguenza, con un magazzino pieno di merce che stava invecchiando e ad avere dei debiti in banca. È stato per tutti un peso insostenibile, pertanto c’è stata una forte necessità di economizzare e la prima idea è stata quella di licenziare personale. Noi abbiamo attuato una strategia, con alcune “mosse” che si sono dimostrate eccezionali per sopravvivere: siamo andati noi sul territorio a fare il “porta a porta”. Quello che prima facevano i distributori, coprendo il territorio, l’abbiamo fatto noi spostando due persone che prima lavoravano in magazzino alle vendite. Inizialmente erano dei venditori improvvisati, ma erano pieni di entusiasmo e hanno portato dei buoni risultati. A fine 2008 ho fatto una riunione con tutti i miei dipendenti. Ho fatto il punto sulla crisi, ma ho presentato il nuovo prodotto eolico su cui lavorare. E così non abbiamo licenziato nessuno e, anzi, abbiamo lanciato uno stimolo di fiducia. 11. Cosa significa per lei “fare industria”? Come le dicevo, mi piace progettare, ma mi piace anche pensare che la mia azienda famigliare abbia un futuro. Fin dall’inizio ho fornito delle basi solide per il futuro: l’ho improntata non come se fosse una piccola azienda, ma l’ho impostata in maniera organizzata. Quindi “fare industria” significare creare un’organizzazione precisa e consolidata, dotata per esempio di un ufficio qualità con la ISO 9000, di una codifica dei disegni e dei progetti. La Teseo è la mia creatura, ora è ancora un’adolescente, ma spero che diventi ancora più matura.