Le interpretazioni arbitrarie delle regole, la scarsa organizzazione e le complesse procedure sono i fattori che più scoraggiano le imprese straniere a giungere in Italia. E non è un caso che su 1.015 aziende più grandi al mondo, appena 393 (poco più di una su tre) sono presenti nel nostro Paese, soprattutto in Lombardia (376 sedi) e Lazio (149 sedi), che si confermano i poli di maggiore attrazione di capitali esteri. A riferirlo un’indagine Ipsos, presentata nella Capitale, nel corso del convegno «Un'Italia che attrae. Il futuro nel cambiamento», realizzato dalla Camera di Commercio di Roma. Giudizi negativi, ha commentato il presidente uscente dell'ente camerale romano, Andrea Mondello, sono soprattutto da parte delle imprese che già operano in Italia, mentre esiste, ha aggiunto, «una forte percezione positiva tra coloro che non hanno un'esperienza diretta del nostro Paese». L'obiettivo è quindi attrarre anche le altre 612 aziende straniere top, di cui 373 che non hanno stabilimenti nè in Italia, nè in Europa. La proposta da Mondello passa per «una grande strategia per il rilancio dell'attrattività dell'Italia», che ruoti intorno a un «programma di lungo termine, di portata nazionale, ma declinato in azioni concrete e coerenti con le tante specificità dei nostri territori». Del resto, ha ricordato Mondello, «nella comunità economica internazionale c'é una benevolenza diffusa nei confronti dell'Italia e sarebbe un peccato farla vanificare».