Viviamo tempi nei quali il contributo di tutti i componenti del team è un fattore determinante per il raggiungimento degli obiettivi, chi gestisce da qualche anno gruppi di lavoro ricorderà che in passato non era così e ci si poteva permettere di mantenere dei collaboratori che viaggiavano a bassa velocità senza compromettere il risultato finale.
Come possiamo spingere tutti i nostri collaboratori a dare il meglio delle loro possibilità?
Iniziamo dicendo che le persone non si possono motivare essendo la motivazione una forza che va da dentro a fuori, tutte le volte che cerchiamo di provocare cambiamenti in modo forzato otteniamo risultati che durano da un minimo di qualche giorno ad un massimo di poche settimane.
La parola motivazione è un termine vuoto e anche troppo pronunciato nelle aziende di tutto il mondo, meglio pensarla d’ora in avanti composta da due elementi distinti: “motivi e azione”.
Se vogliamo motivare occorre quindi fornire alla persona i motivi per compiere un’azione.
Se ci alimentiamo di questa nuova visone non possiamo più dire che abbiamo un collaboratore demotivato ma che non abbiamo ancora individuato gli stimoli da fornirgli per fare in modo che si automotivi.
Un recente sondaggio ha evidenziato che i datori di lavoro pensano che il primo fattore motivante dei loro collaboratori sia un buon stipendio il secondo la sicurezza sul lavoro ed il terzo le opportunità di carriera, i dipendenti interpellati sullo stesso
tema hanno invece dichiarato che per loro il primo elemento motivante è l’apprezzamento del lavoro svolto il secondo è sentirsi coinvolti nei progetti e il terzo il sostegno su problemi personali.
Con grande sorpresa un buon stipendio si piazza solo al quinto posto della classifica.
Secondo Abram Maslow l’uomo è motivato ad agire dall’intento di soddisfare alcuni bisogni classificati in cinque categorie:
1 - Bisogni di sopravvivenza o fisiologici, sono definiti primari e direttamente connessi alla sopravvivenza materiale dell’individuo come cibo e acqua.
2 - Bisogni di sicurezza, includono la protezione dai pericoli, la certezza del lavoro, e anche la tutela e la conservazione della propria integrità fisica.
3 - Bisogni sociali come l’appartenenza a un gruppo di eguali, l’amicizia l’amore
4 - Bisogni di stima sono il rispetto, la fiducia in sé stessi, l’autonomia, l’affermazione, il rispetto dei propri simili.
5 - Bisogni di autorealizzazione, sono situati al vertice della piramide e connessi con la possibilità di ricevere riconoscimenti, realizzare le proprie potenzialità, svilupparsi e crescere in modo autonomo e costante. L’autorealizzazione è il desiderio di diventare sempre più quello che si è veramente, di diventare il massimo che uno è in grado di raggiungere.
Continua a leggere l'articolo di Antonio Zanaboni sul numero di Giugno-Luglio de Il Distributore Industriale