La crescita mondiale prosegue rapida, a un ritmo superiore alla media dei passati venticinque anni. È guidata dal nuovo ciclo internazionale degli investimenti (riconosciuto ora dall’FMI) e dal manifatturiero. Ne trae maggiore spinta il commercio con l’estero, canale di trasmissione degli impulsi espansivi tra settori e paesi. La fiducia delle imprese nelle economie avanzate è ai livelli più alti dal 2005. I mercati azionari incorporano, nelle quotazioni elevate e in aumento, il perdurare dello scenario favorevole. Al quale contribuiscono tutti i principali motori. Anzitutto gli USA, dove ci sono tutte le condizioni e le indicazioni perché la battuta d’arresto del primo trimestre sia già superata. Tra gli emergenti Cina e Russia hanno rallentato, mentre l’India mantiene la velocità. La novità è rappresentata dall’Eurozona nelle vesti inedite di locomotiva: marcia a un passo superiore al 2% annualizzato e la fiducia è ai massimi dal 2007; la Germania traina e la Francia rincalza, ma anche gli altri membri partecipano, pur con forti differenze di velocità. Il buon andamento della domanda interna, superiore a quello del PIL, deriva dagli effetti ritardati del calo del prezzo del petrolio e delle misure monetarie iper-espansive della BCE, ma anche dai bilanci pubblici, che da molto restrittivi nel triennio 2012-14 sono diventati leggermente espansivi dal 2015. Con la crisi dietro le spalle, come ha affermato Mario Draghi, la stessa BCE si prepara a cambiare politica, seppure nelle parole molto prima che nei fatti e con grande gradualità. Tuttavia, un primo mutamento c’è già stato con la risalita del tasso di cambio dell’euro, che si ripercuoterà sulla congiuntura dell’Area nei prossimi trimestri. L’Italia si accoda all’andamento positivo europeo: il PIL va meglio dell’atteso ed è in accelerazione; l’export continua a guadagnare quote di mercato; gli investimenti proseguono nello slancio, con l’aggiunta di quelli in costruzioni. I consumi continuano a essere alimentati dai guadagni nel monte retribuzioni, anche se risentono del rincaro della bolletta energetica. L’incertezza politica costituisce un freno al pieno dispiegarsi delle forze del recupero.
PIL e produzione
Il PIL italiano è cresciuto dello 0,2% nel 1° trimestre (come nel 4° 2016); l’acquisito per il 2017 è di +0,6%. La risalita si va consolidando, grazie a investimenti ed export; è prevista accelerare in primavera (+0,3%), specie per il contributo dell’industria. La forbice tra indicatori quantitativi (finora deboli) e qualitativi (brillanti) si chiude verso questi ultimi. In aprile la produzione industriale è aumentata dello 0,5% (stima CSC), portando a +1,1% l’acquisito nel 2° trimestre (-0,3% nel 1°). Il PMI Markit composito è salito a 56,8, massimo da 117 mesi (54,3 nel 1° trimestre). Salgono su livelli pre-crisi sia l’indice terziario, a 56,2 (+3,3 mensile), sia quello manifatturiero, che ha toccato 56,2 (+0,5), con produzione e ordini più dinamici; in marzo ordinativi Istat al +9,2% tendenziale. Il miglioramento del contesto è confermato dall’indice composito di fiducia ISTAT, salito a 107,4 (104,1 nel 1° trimestre), massimo da ottobre 2007. L’anticipatore OCSE delinea una stabilizzazione della crescita nella seconda parte dell’anno.
Commercio estero
L’export italiano cresce più dell’atteso e migliorano le prospettive. In marzo è salito del 4,0% a prezzi costanti, dopo lo stop in febbraio (-2,0%). Nel 1° trimestre ha registrato +2,1% sul 4° 2016, trainato dalle vendite extra-Area euro (+3,5%; +0,3% quelle intra-Area); il 2° trimestre eredita una variazione di +2,0%. In espansione tutte le categorie di beni, specie quelli di investimento (+2,7%). Buoni segnali per il 2° trimestre dalle indagini qualitative sugli ordini manifatturieri esteri: in aprile PMI a 56,8, top in quasi due anni, e saldo dei giudizi delle imprese a -5, vicino ai massimi pre-crisi di marzo (+3,3 punti sul 1° trimestre). Il commercio mondiale è sceso dello 0,6% in febbraio, dopo tre mesi di aumenti; nella media del 1° bimestre è salito del 2,0% sul 4° trimestre 2016. Robuste prospettive dalla componente ordini esteri del PMI manifatturiero globale, risalita a 52,6 in aprile, vicino ai massimi da 6 anni toccati in febbraio.
Consumi e investimenti
Per i consumi italiani le informazioni disponibili disegnano nei mesi primaverili un quadro misto. La fiducia dei consumatori si è stabilizzata in aprile (-0,1 punti, a 107,6), con migliori giudizi e attese su situazione economica e bilanci familiari. Il saldo sugli ordini interni dei produttori di beni di consumo è sceso di un punto, a -11,0, sui livelli del 1° trimestre, ma in salita dal -13,7 del 4°. L’indicatore ICC è calato dello 0,5% in aprile (+0,2% nel 1° trimestre); le immatricolazioni di auto sono diminuite del 6,7% in aprile e l’acquisito per il 2° trimestre è di -4,5% (da +4,4% nel 1°). Positivo l’andamento degli investimenti. Sono migliorate le valutazioni dei produttori di beni strumentali (ISTAT): in aprile il saldo dei giudizi sugli ordini interni è salito a -12,0 (-17,0 nel 1° trimestre e nel 4° 2016); bene anche le attese. Gli ordini interni di beni strumentali nel 1° trimestre sono saliti del 22,2% annuo (UCIMU). Gli investimenti in costruzioni avanzano, in linea con la dinamica della produzione (+0,4% nel 1° trimestre, +1,6% l’acquisito nel 2°); l’indice di fiducia degli imprenditori edili è salito a 128,0 in aprile, massimo da 9 anni, grazie al progresso di giudizi e aspettative su ordini e attività.
Lavoro
Il recupero della domanda di lavoro ha perso slancio in Italia. In marzo il numero di persone occupate è rimasto pressoché invariato rispetto a febbraio (-7mila unità); sono aumentati i lavoratori dipendenti (+63mila, +0,4%) a fronte di un calo degli indipendenti (-70mila, -1,3%). Il tasso di disoccupazione è salito all’11,7%, dall’11,5% di febbraio, a causa di una forza lavoro in lieve crescita (+0,1%). Rispetto a un anno prima, il 1° trimestre 2017 si è chiuso con un incremento delle persone occupate pari all’1,1% (+248mila unità), una variazione della stessa entità di quella dei due trimestri precedenti, ma meno ampia rispetto al +1,7% registrato nella primavera 2016. Crescono i lavoratori a tempo indeterminato (+277mila, +1,3%), sebbene con l’esaurirsi degli sgravi contributivi si smorzi la loro quota sul totale dell’aumento dei dipendenti: il 38,7% dal 61,7% nel trimestre precedente (95,7% nel 1° trimestre 2016). Nei prossimi mesi l’allungamento degli orari di lavoro per occupato (+0,6% nel 2016) potrebbe ulteriormente frenare l’incremento del numero di occupati.
Credito e banche
Lo stock di prestiti alle imprese in Italia seguita a calare: -0,2% a marzo (-0,1% al mese a gennaio-febbraio). Dal confronto annuo (-1,3% totale, +0,3% contando prestiti cartolarizzati e usciti dai bilanci bancari) emerge la pulizia dei bilanci. Le sofferenze lorde sono ferme a 145 miliardi a marzo, il 19,1% dei prestiti alle imprese, che diventa 33,5% nelle costruzioni e 21,6% nell’immobiliare. Nel manifatturiero è al 16,0%, 32 miliardi da 36 nel 2015. Tuttavia, al netto dei fondi rettificativi e relativamente ai prestiti totali (a imprese, famiglie e altri settori), le sofferenze sono scese a 77 miliardi, da 87 a fine 2016. Questa pulizia riduce la già bassa redditività degli istituti, che limita la capacità di espandere i bilanci erogando nuovi finanziamenti. Nel 1° trimestre l’offerta di credito è stata allentata un poco, grazie a minori difficoltà sul capitale, restando stretta rispetto ai livelli del 2010, già contratti. Le banche indicano di aver limato i margini, tranne per i prestiti più rischiosi. Il costo del credito è salito a marzo (1,7% da 1,5%), ma resta basso grazie alle misure BCE. Ciò aiuta la domanda delle imprese, in lieve flessione ma sui valori pre-crisi.