Nella splendida cornice dell’agriturismo “La Camilla” di Concorezzo (MB) è andata in archivio il 17 ottobre scorso la prima edizione del Seminario FNDI Academy dedicata a Problem Solving e Gestione d’Impresa. Nata con l’obiettivo di stimolare lo sviluppo di iniziative e strategie per far crescere la distribuzione industriale, la giornata, organizzata da FNDI in collaborazione con TIMGlobal Media e sponsorizzata da Dormer, è stata un momento di confronto e riflessione sui temi principali che interessano gli operatori del settore.
Sviluppato in due sessioni – mattutina e pomeridiana – il seminario è stato aperto dai saluti del Presidente FNDI Paolo Mambretti, che ha ribadito l’importanza strategica del ruolo del distributore industriale in una fase di mercato caratterizzata da così rapidi e imprevedibili cambiamenti. Da questa consapevolezza nascono le iniziative di FNDI Academy “il nuovo contenitore di tutte le iniziative che la federazione propone in tema di formazione e di supporto al distributore industriale nella gestione dell’impresa”.
Introdotta dal chairman dell’evento, il Segretario Generale FNDI Vittorio Dassi, la dottoressa Francesca Mazzolari, economista del Centro Studi Confindustria, è entrata subito nel vivo dei lavori con la relazione su Gli scenari dell’economia italiana presentando ai numerosi imprenditori in sala la situazione economica nazionale e internazionale e le tendenze del manifatturiero italiano nel contesto globale.
All’inizio del quarto trimestre 2014 si è presentata una situazione a due facce. La prima, quella positiva, è caratterizzata da un commercio mondiale in crescita, trainata dall’economia americana che si trova in una fase espansiva sia nel manifatturiero che nel settore dei servizi. Un dato che rassicura anche l’Italia, la cui economia è indirettamente condizionata da quella statunitense.
La faccia negativa è rappresentata invece dalla situazione in Eurolandia, il cui rischio di rientro in recessione è amplificato dalla flessione dell’economia tedesca. Sul fronte italiano gli indicatori confermano il proseguimento della fase recessiva: scivola indietro il Pil, ma si registra una stabilizzazione del mercato del lavoro, assestatosi sugli stessi valori da fine 2013. Grande problema italiano è la decurtazione post-crisi del potenziale di crescita delle aziende, causata della chiusura di numerose imprese con conseguente scomparsa di interi settori industriali.
Sul manifatturiero, si segnala invece un allargamento della forbice tra Italia ed estero. Nel periodo 2000-2013 si è registrato un -25,7% nel nostro paese a fronte di un +47,7% del dato complessivo mondiale. Tuttavia l’Italia resta ottava per produzione industriale ed è quarta per vocazione manifatturiera (ha dunque una dotazione maggiore di competenze).
Il nostro paese è inoltre capace di estrarre un alto valore aggiunto dal suo export: il CSC ha stimato il valore aggiunto contenuto negli scambi internazionali di beni manufatti. Tali stime confermano il primato della Cina e ci collocano al sesto posto, davanti alla Francia. Altro punto di forza dell’Italia è la competitività in settori quali tessile, abbigliamento, cuoio, pelletteria e calzature, di cui continua a detenere primati mondiali. È seconda nella meccanica non elettronica e nei manufatti di base, mentre conquista la terza posizione nelle componenti elettroniche.
Un dato moderatamente positivo risiede infine nelle previsioni del CSC per il 2015, che prevedono un ritorno al “segno +” per il Pil italiano, collocato sullo 0,5%.
Alessandro Ariu
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