A metà degli anni Novanta si è iniziato a parlare dei principi che i neofiti della navigazione potevano assumere al fine di non mancare di rispetto agli utenti con i quali entravano in contatto attraverso l’allora quasi sconosciuta modalità del web.
Secondo Wikipedia la Netiquette è un termine che unisce il vocabolo inglese network (rete) e quello francese étiquette (buona educazione). È un insieme di regole informali che disciplinano il buon comportamento di un utente sul web di Internet, specie nel rapportarsi agli altri fruitori attraverso risorse come newsgroup, mailing list, forum, blog, reti sociali o email.
Il rispetto della netiquette non è imposto da alcuna legge, ma sotto un aspetto giuridico è spesso richiamata nei contratti di fornitura di servizi di accesso da parte dei provider.
Dopo più di vent’anni, nonostante internet sia diventato una parte integrante della nostra vita personale e professionale, la netiquette sembra sia stata quasi completamente dimenticata.
Ci sono importanti motivi per i quali vale la pena di dedicare qualche minuto a questo argomento che va al di la della mera educazione ma che riguarda il nostro successo e la nostra reputazione.
La reputazione
Se sei una persona con un ruolo di responsabilità, se sei particolarmente visibile o attiva sul web o sei un neolaureato in cerca di lavoro dovresti fare particolare attenzione e ricordare che scrivere non è (anche dal punta di vista giuridico) differente rispetto ad andare nella piazza della tua città e parlare con le altre persone. Sul web ti dovresti comportare esattamente come fai nella vita di tutti i giorni ricordando che non è un altro mondo ma solo un altro strumento per comunicare.
La nostra reputazione si costruisce sempre di più giorno per giorno sui social anche a nostra insaputa. È in vertiginoso aumento il numero di clienti, professionisti e i direttori delle risorse umane che prima di effettuare le loro scelte digitano il nostro nome o quello della nostra azienda in google e si fanno un’idea in pochi secondi di noi in base alle prime cose vedono e leggono.
Anche non essere presenti sui social comunica qualcosa di noi, non sempre in positivo.
L’oblio
Era il 1998 quando il blogger Joseph Daniel Lasica scrisse un post storico su Salon, una delle bibbie della cultura digitale: "Internet non dimentica niente", era il titolo. Lasica aveva capito tutto, e non aveva ancora visto il web 2.0, dove gli utenti della rete creano i contenuti in continuazione aggiornando i propri status, postando foto e video, twittando freneticamente. Parliamo di una quantità di dati personali impressionante che mettiamo in pubblico quasi senza pensarci, Facebook pubblica 41mila post ogni secondo, in Twitter ogni minuto vengono pubblicati 278mila messaggi, su Instagram (il social per la condivisione di immagini), si pubblicano 3600 foto al secondo, LinkedIn (relativo al mondo del lavoro) macina pagine viste a ritmo di 11mila ricerche professionali al minuto.
Dove vanno a finire tutte queste informazioni che condividiamo in rete forse nessuno esattamente lo sa ma una cosa è certa, eliminarle diventa spesso una mission impossible nonostante nel 2016 sia entro in vigore il nuovo regolamento comunitario sulla protezione dei dati.
Sarebbe bene pensare che ciò che stiamo postando resterà visibile a molte persone per molto tempo e che forse i nostri figli non saranno fieri di noi quando scopriranno che abbiamo parlato e mostrato di loro per anni.
Accorgimenti
- Non offendere gli altri o utilizzare termini denigratori, anche quando commenti soltanto l’esito di una partita di calcio.
- Non pubblicare foto imbarazzanti, troppe foto con il bicchiere di prosecco tra le mani e la faccia stralunata durante una festa in un locale non danno un’immagine edificante di te.
- Limita l’impulso di postare interi album di foto dalle vacanze rigorosamente in costume da bagno o vicino ad ogni monumento che hai visitato, raccontare i tempi e km percorsi in ogni allenamento, fornire costantemente la situazione meteo della tua città o raccontare ogni mattina quanto è per te faticoso alzarti per andare al lavoro.
- Pubblicare post a raffica in maniera compulsiva è sintomo di bassa autostima, gli esperti sostengono di non andare oltre i due al giorno.
- Evita di pubblicare post che riguardano argomenti sui quali le persone hanno sensibilità differenti come la religione, gli orientamenti sessuali, la politica.
- Evita di condividere immagini o commenti eccessivamente cruenti.
- Non condurre guerre di opinione sulla rete a colpi di messaggi e contro messaggi. Se ci sono diatribe personali è meglio risolverle in privato con gli interessati.
- Non pubblicare informazioni personali e dati sensibili di altri utenti.
- Un po’ di attenzione all’ortografia e alla punteggiatura. Tutti vedono quello che scrivi e non ci fai una bella figura se sembra che tu non abbia finito le scuole dell’obbligo, leggi il messaggio un paio di volte prima di pubblicarlo.
- Non essere troppo duro con chi commette errori.
- Non scrivere con caratteri MAIUSCOLI, su web per convenzione equivale ad urlare.
- I social network non sono il tuo spazio privato per inserire la pubblicità dei tuoi prodotti o dei tuoi servizi.
- Richiedi il consenso prima di taggare gli altri su foto o video.
- Se pubblichi testi, foto o video provenienti da altri siti web cita la fonte. Meglio se metti un link per rendere raggiungibile l’autore.
- Non fornire informazioni errate, imprecise, incomplete, ambigue o obsolete. Nel dubbio non darle o verificale meglio prima di premere invio.
- Se “entri” in una discussione fallo per portare un valore aggiunto, scrivi qualcosa che abbia senso all’interno di quella discussione e non per accendere litigi, offendere o non dire nulla.
- Non invitare in massa i tuoi contatti ad applicazioni, giochi, pagine, app, catene di S. Antonio.
- Se scrivi all’interno di una pagina o di un gruppo dedicato limitati a condividere informazioni d’interesse per quel gruppo.
- Non chiedere agli altri utenti condivisioni e rilanci di quello che pubblichi, se lo trovano interessante lo faranno loro.
Il principio per il quale l’abito non fa il monaco non vale per il web, il nostro abito digitale parla di noi forse anche più di quello che vorremmo.
Antonio Zanaboni
Trainer e Coach
coach.libra@gmail.com